RESTAURO DEL CRISTO DI POVICI

Il Crocifisso è parte integrante di quelle realizzazioni disseminate sul territorio che si possono raggruppare sotto la denominazione “OPERE DI DEVOZIONE POPOLARE”, testimonianze di quello spirito spontaneo che animava la maggior parte delle persone fino a qualche decennio fa. Ogni prato, via, gruppo di case delle nostre Valli abbondava di ancone, cappellette o Crocifissi, fossero essi ex voto, stazioni di una Via Crucis o semplici manufatti nati per cercare la benevolenza del Signore durante il cammino di chi, nei tempi antichi, si muoveva a piedi, a dorso di animale o su carri.

Da tempo si assiste alla perdita continua di tali vestigia, alcune per incuria, altre, purtroppo, sono state rubate da trafficanti incuranti della sacralità di tali oggetti. Le suddette considerazioni valgano a far comprendere l’importanza di custodire e salvaguardare le opere superstiti, per tramandarle alle future generazioni a memoria della storia e delle tradizioni del le genti che hanno popolato questi luoghi.

Il Crocifisso di Povici di Sotto ne costituisce parte fondamentale.

Realizzata in legno di tiglio, l’opera è fissata con dei chiodi di ferro ad una Croce ed è parzialmente riparata da una sottile tettoia di realizzazione più recente rispetto alla scultura. Si tratta di una scultura “policroma”, di medie dimensioni, (ALTEZZA cm. 97; LARGHEZZA apertura braccia: cm. 79) a Povici di Sotto,
Frazione del Comune di Resiutta (UD).

Cristo ha il capo reclinato sulla spalla destra, sul capo stesso la consueta corona di spine realizzata, in questo caso, con del filo spinato. Sulla fronte le ferite da essa provocate. Gli occhi sono aperti così come la bocca, le labbra lievemente dischiuse.

La barba ed i capelli sono ben condotti, i capelli sono piuttosto lunghi e ricadenti sulle spalle. I fianchi sono coperti da un tessuto dal morbido panneggio sorretto da una corda ben visibile sul fianco destro di Cristo.

La scultura è elegante nelle proporzioni, le membra lunghe, la muscolatura ben delineata in relazione alla postura.

Interessante lo “spessore” della scultura che appare piuttosto contenuto. Già l’osservazione laterale aveva permesso di ipotizzare che l’autore si fosse concentrato prevalentemente sulla realizzazione della parte frontale tralasciando le forme del dorso, tale deduzione ha avuto conferma nel momento in cui è iniziato il lavoro di rimozione degli strati di colore ammalorati.

Va sottolineata la maestria di chi ha realizzato l’opera che, nello scolpirla, ha tenuto conto del punto di vista dello spettatore: Cristo va visto frontalmente e deve essere posto all’altezza degli occhi di chi lo osserva. In tal caso le proporzioni della figura. Soprattutto il viso, risultano perfetti. Cambiando il punto di vista la visione appare alterata.

Si può ipotizzare che sia stata realizzata alla fine del 1800 o nei primissimi anni del 1900.

L’opera manifestava i danni tipici provocati dalla prolungata permanenza. Il legno, salvo i piedi, risultava nel complesso sano. Il manufatto risultava interamente coperto con vari strati di colore “moderni” oramai logori e molto rovinati, solcati da crepe ed in molti punti non più adesi alla superficie.

Fortunatamente le stesse “mani” di colore stese nel corso dei decenni da alcuni abitanti del Borgo se, da un lato, avevano “reinterpretato” l’estetica del Crocifisso, dall’altro, con il proprio intervento avevano contribuito a proteggere l’opera dagli agenti atmosferici.

Il legno, infine, era caratterizzato da fenditure e crepe dovute principalmente all’azione alternata del sole e della pioggia (e della neve).

Il lavoro è iniziato con la rimozione progressiva di tutti gli strati di colore e di cementite che coprivano il legno avendo l’accortezza di procedere in modo da salvare quanto eventualmente potesse essere sopravvissuto delle stesure più “antiche”.

Sulle braccia, sulle gambe ed il dorso, in particolare, sono infatti emerse delle piccole porzioni di colore che, anche non fosse quello originale, appartiene certamente ad un tempo molto vicino a quello in cui il Crocifisso è stato realizzato. Le poche tracce di colore più antico sono state consolidate.

La sorpresa più bella è stata la riscoperta della raffinatezza dei tratti del volto di Cristo e la bellezza delle forme della scultura. Gli strati di colore che erano stati via via apposti gli uni sugli altri avevano riempito i particolari più minuti come la bocca (ora decisamente aperta), il naso (dalla forma decisa), i capelli (folti e ben divisi in ciocche) e gli occhi stessi (che ora risultano socchiusi in una espressione di rassegnato abbandono). La statua che appariva piatta e poco dettagliata dopo la pulitura è apparsa in tutta la sua delicata bellezza, anche il torace ha rivelato le forme del costato, è riapparsa la muscolatura ed il perizoma suggerisce la morbidezza di un tessuto. 

Viceversa i piedi sono risultati essere frutto di un intervento di ricostruzione degli stessi avvenuto non meno di 50 anni addietro sicuramente a causa dell’ammaloramento del legno a causa di umidità di risalita dal basso (forse erano a contatto con il terreno o, in inverno, restavano nella neve). La qualità da un punto di vista della qualità artistica le parti “nuove” non sono all’altezza della scultura originaria bensì decisamente meno rifinite ed eleganti sebbene di proporzioni corrette.

Tornando al restauro, sulla superficie del legno si erano sviluppate, diverse muffe che sono state trattate con un prodotto specifico. Successivamente l’opera è stata sottoposta ad un trattamento antitarlo.

Si è dunque provveduto alla chiusura delle fenditure del legno mediante uno stucco di nuova concezione  opportunamente colorato con l’aggiunta di PIGMENTI NATURALI.

 

Si è infine proceduto alla ricostruzione pittorica” delle superfici prendendo come punto di riferimento le piccolissime porzioni di colore più antico emerse con la pulitura. Si è deciso di procedere utilizzando colori acrilici più resistenti e stabili. Sono comunque stati effettuati tutti i passaggi “canonici” caratteristici di un’opera policroma in legno. Il primo passaggio è stata la stesura di due mani di gesso (acrilico) con lo scopo di uniformare la superficie.

Si è poi proceduto con una velatura di colore verde così da ottenere, con la sovrapposizione delle successive velature brune il giusto tono di colore per l’incarnato del Cristo. Le tracce di colore più antico non sono state ovviamente coperte.

Il volto è stato “ricostruito” per ultimo.

Il lavoro è stato fissato con una mano di fissativo acrilico incolore e protetto con tre mani di una vernice cerosa satinata opaca adatta allo scopo.