RESTAURO CROCIFISSO DI COCCAU

Anche se collocata sulla facciata di una chiesa, l’opera è parte integrante di quelle realizzazioni disseminate
sul territorio che si possono raggruppare sotto la denominazione “OPERE DI DEVOZIONE POPOLARE”.

Realizzata in legno di tiglio, l’opera è fissata ad una Croce (nuova, in legno di larice) ed è parzialmente
riparata da una sottile tettoia (in scandole di larice) anch’essa di nuova realizzazione.

Si tratta della scultura “policroma”, di medie dimensioni, (ALTEZZA max. cm. 140; LARGHEZZA-apertura braccia: cm. 164)
che spiccava sulla facciata della chiesetta di Coccau (Tarvisio-UD) ed è ora conserva all’interno del piccolo edificio.

Cristo ha il capo reclinato sulla spalla destra; la corona di spine, in parte perduta, è composta da rametti flessibili
intrecciati sui chiodi di ferro infissi nel capo della statua.Gli occhi sono chiusi, la bocca appare appena socchiusa.

Un particolare come le spine in ferro infisse direttamente nel capo del Crocifisso forniscono un indizio circa l’epoca di esecuzione dell’opera: in Valcanale tale scelta risulta essere una caratteristica, se pure con eccezioni, del 1500; successivamente, infatti le spine in ferro furono sostituite da spine in legno.

A supporto di tale ipotesi, quale epoca di realizzazione del Cristo di Coccau, ci viene incontro la grande
ristrutturazione a cui venne sottoposta la chiesetta di San Nicolò nella prima metà del XVI Secolo.

Verso il 1530, infatti, alla chiesetta, che era costituita solamente dall’Aula a pianta rettangolare, venne aggiunta l’Abside;
a tal fine l’asse della chiesa venne “ruotato” di 45°, l’ingresso originario fu murato e sostituito con quello attuale,
mentre l’ingresso originario è diventato una nicchia in cui è collocato il fonte battesimale. Per impreziosire
la nuova facciata deve essere stata commissionata la scultura in analisi.

L’opera manifestava i danni tipici provocati dalla prolungata permanenza all’aperto.

Il legno, nel suo complesso, risultava essere sano, è apparso infatti ancora solido e privo di parassiti; nelle parti
maggiormente esposte rivelava tracce di micromiceti ed appariva impoverito ed ingrigito, comunque in maniera
non grave.  Il manufatto risultava coperto da vari strati di colore “moderni”, anche di origine sintetica, molto rovinati,
logori, sollevati e solcati da crepe. Fortunatamente le stesse numerose “mani” di colore stese nel corso dei decenni
da zelanti parrocchiani se, da un lato, avevano “reinterpretato” l’estetica del Crocifisso, dall’altro avevano comunque
parzialmente protetto l’opera dagli agenti atmosferici. La scultura era dunque caratterizzata da fenditure e crepe
dovute principalmente all’azione alternata del sole e della pioggia (e della neve).

Quattro dita erano andate perdute (ed erano state ricostruite con dello stucco di colore rossastro).

L’intervento è consistito principalmente nella rimozione meccanica e progressiva di tutti gli strati di colore
avendo l’accortezza di salvare quanto era sopravvissuto delle stesure più “antiche”.

Sulle braccia, sulle gambe ed il dorso, in particolare, si sono conservati brani anche estesi di una stesura bruno-chiara.
Minime tracce di un azzurro molto brillante e di foglia oro sono emerse nel profondo delle pieghe del panneggio.

Tutto il colore superstite è stato consolidato e salvato.

Sul capo, sul volto e sul collo sono emerse tracce di una preparazione di gesso e colla. Tale particolare testimonia
che il Crocifisso di Coccau, in origine, era un’opera policroma eseguita secondo i dettami della tecnica della tradizione
: una o più “mani” di gesso e colla, poi levigate, fornivano la base ideale per la successiva stesura dei pigmenti colorati.

Le muffe sono state trattate con un prodotto specifico.

Una volta terminato il recupero di ciò che rimaneva delle cromie più antiche, si è provveduto alla chiusura
delle numerose fenditure del legno. Le dita mancanti sono state ricostruite con legno di tiglio.

Per permettere una visione unitaria del Crocifisso, si è stabilito di attenuare lo stacco cromatico tra la superficie
del legno rimasta spoglia e le piccole porzioni di colore recuperate attraverso una leggera velatura beige-rosata
per l’incarnato e bruna per la barba ed i capelli.

Al volto è stata riservata un’attenzione particolare; poiché, soprattutto sul lato sinistro, erano emerse diverse tracce
colorate, si è ritenuto opportuno reintegrare le lacune in maniera più dettagliata rispetto all’incarnato del corpo
soprattutto al fine di rendere il più armonica possibile l’osservazione dell’opera.

Il lavoro è stato completato con la stesura di una vernice finale e di cera microcristallina.

Il 15 agosto 2017, nel corso della S. Messa dedicata all’Assunzione della Vergine, il Crocifisso è stato inaugurato
(v. Foto Cristo Coccau n. 37).

Il 29 ottobre 2017, dopo la S. Messa ha ricevuto la Benedizione del Parroco don Giuseppe Morandini
ed è stato riconsegnato alla sua Comunità.