RESTAURO DI UN CROCIFISSO ARGENTATO

Crocifisso di piccola dimensione, realizzato con un’essenza dolce, forse legno di tiglio, perfettamente
scolpito sui tre lati visibili all’osservatore ed appena abbozzato sul verso.

In base alla fattura, allo stato di conservazione del legno e dai segni lasciati dagli strumenti utilizzati
per realizzare il Crocifisso stesso (sulla parte posteriore) e la Croce di supporto si può ipotizzare
siano stati realizzati verso la metà o il terzo quarto del XVIII secolo.

Buona parte della superficie del Crocifisso è coperta da una leggera lamina d’argento,
applicata su di una base di bolo rosso, ben conservata.

Il Crocifisso è giunto in laboratorio in condizioni buone di conservazione.
L’unico problema era una patina di colore bruno scuro che copriva completamente sia il Cristo che la Croce.

La prima operazione è consistita nell’attenta e delicata rimozione di tale strato colorato; in alcuni punti,
in cui la vernice bruna era “caduta”, appariva un colore dorato che faceva ipotizzare la presenza
di una doratura e non di una argentatura. L’ “oro” si è rivelato semplice porporina ed è invece
emersa una splendida argentatura settecentesca quasi intatta.

Tolti quindi lo strato bruno e quello dorato è tornata alla luce anche la raffinatezza della costruzione
scultorea, specie del volto del Cristo. Tutti particolari, quelli sopra descritti, che rendono l’opera
un esempio di arte minuta di assoluta bellezza ed elegante equilibrio.

La seconda operazione è consistita nel consolidamento della lamina metallica e della sua base in gesso.
Data la bellezza dell’opera e dall’esiguità delle lacune si è deciso di non ricostruire le parti mancanti
soprattutto in virtù della bellezza di questa piccola scultura.

L’ultima operazione è consistita nella stesura di una mano uniforme di “vernicetta”,
si è deciso di utilizzare una vernice da ritocco per doratori, ad olio.